Venerdì 19 febbraio sono stati presentati i risultati di ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano durante il convegno online dal titolo “Stay at home, stay in a smart home: la casa intelligente alla prova del Covid”.
Dalla ricerca è emerso che il mercato italiano ha retto nel 2020 lo tsunami dell’emergenza sanitaria. Dopo un crollo durante i mesi del lockdown, il mercato si è ripreso nella seconda parte dell’anno e ha registrato solo una leggera flessione rispetto al 2019, pari al -5%, mantenendo un valore di 505 milioni di euro e attestandosi al quarto posto in Europa dopo Germania (2,9 miliardi, +16%), Regno Unito (2,8 miliardi, +10%) e Francia (1,1 miliardi, +3%).
Se da un lato c’è stato un brusco rallentamento (basti pensare che tra 2018 e 2019 il mercato smart home in Italia era cresciuto del +40%), dall’altro è emerso chiaramente che la pandemia ha riportato la “casa” al centro dell’attenzione di cittadini e governo. I periodi di lockdown e semi-lockdown hanno permesso agli italiani di vivere appieno la propria abitazione. La casa non è più considerata solo un posto dove dormire, cenare e guardare la tv, ma è diventata il “luogo” centrale della vita delle persone, sia per quanto riguarda la sfera privata che lavorativa.
Il consumatore ha dimostrato maggiore cura della propria casa e volontà di fare interventi di ristrutturazione degli spazi dell’abitazione (il 46% li sta già facendo o ha intenzione di farli, Fonte Casadoxa 2020), di acquistare più prodotti smart, di rendere più confortevole la propria abitazione che, in molti casi, è ora anche luogo di lavoro. É diventato quindi più recettivo alle nuove offerte per la casa: è infatti aumentato il livello di conoscenza e l’effettivo utilizzo delle funzionalità smart delle soluzioni acquistate e questo fa ben sperare per le prospettive di crescita di aziende che operano in questo mercato.
Cresce l’attenzione per i consumi energetici e per i termostati connessi
Stare in casa ha portato le persone a voler monitorare maggiormente i consumi. Caldaie, termostati e condizionatori connessi per la gestione di riscaldamento e climatizzazione hanno beneficiato degli incentivi di Superbonus ed Ecobonus, segnando una crescita del 15% con vendite per 75 milioni di euro, pari al 15% del mercato.
Continua la crescita degli smart home speaker, che raggiungono le soluzioni per la sicurezza al primo posto (videocamere, sensori per porte e finestre e serrature connesse), con un valore di 105 milioni di euro (+10% sul 2019), pari al 21% del mercato. Nel 2020 sono state siglate nuove partnership, sono state aggiunte funzionalità e il mercato si è consolidato, ma è necessario rafforzare l’integrazione con la smart home: solo il 14% dei possessori di smart speaker li utilizza per gestire altri oggetti smart in casa.
Tra gli elettrodomestici (con 100 milioni di euro, pari al 20% del mercato e in crescita del 17% sul 2019) è aumentata l’offerta “connessa” e alcune tipologie di prodotti, come i robot aspirapolvere e i purificatori d’aria, hanno segnato un boom di vendite.
Maggiore cultura digitale per una “famiglia” connessa
In questo scenario, il livello di conoscenza e l’uso degli oggetti connessi da parte degli italiani è aumentato: il 69% dei consumatori ha sentito parlare almeno una volta di “casa intelligente” o smart home (+1%), il 43% possiede almeno un oggetto smart (+1%) e due su tre dichiarano di utilizzare spesso le soluzioni smart acquistate.
Il 62% vorrebbe acquistare almeno un servizio associato ai dispositivi connessi e un terzo sarebbe disposto a pagare di più per la sua attivazione, soprattutto quelli legati all’assistenza medica (35%) e al monitoraggio e all’ottimizzazione dei consumi energetici (31%).
Se è evidente che siamo in un momento storico in cui il consumatore italiano è maggiormente vicino alla smart home rispetto al passato, le soluzioni che la abilitano devono però risultare semplici da utilizzare e va chiarito il valore che possono apportare. A ciò va aggiunto che devono garantire comfort e non essere invadenti per la privacy.
Dai risultati della ricerca emerge anche che molta importanza rivestono (e rivestiranno sempre più in futuro) le interfacce utente. Occorre rendere la smart home “fruibile” per il consumatore finale. Gli utenti non sono ancora in grado di integrare e gestire la smart home da un’unica interfaccia. Serve che i produttori e la filiera colmino questo gap. Non lavorare bene sul tema dell’interfaccia può rappresentare una barriera per un’adozione più estesa di questi oggetti connessi e per un vero decollo di questo mercato.
A questo link l’infografica che riassume alcuni dei dati principali della ricerca.